I dispositivi come mezzo per l’autonomia degli studenti: #5-6 byod del PNSD

L’interessante inserto Nòva de Il Sole 24 Ore sempre del 21 gennaio 2018, al quale stiamo dedicando le notizie di questi giorni, a commento dei Dieci punti per l’uso dei dispositivi personali e mobili a scuola (denominato BYOD dallo stesso Miur), dedica un box ricco di risorse online all’uso, in particola modo, dei device (tablet, al pari di smartphone e pc) in classe per facilitare la comprensione di materie complesse, risolvere problemi quotidiani in una logica di problem solving e lavorare sulla creatività in un’ottica di collaboratività e condivisione. “Ma sempre partendo da una sfida che è il mettersi in gioco. Sia per i docenti, sia per gli studenti”.

Secondo lo stesso Decalogo, “i dispositivi devono essere un mezzo, non un fine” (#5), così da sviluppare le abilità tecniche e sostenere lo sviluppo di una capacità critica e creativa nei ragazzi, in quanto “l’uso dei dispositivi promuove l’autonomia delle studentesse e degli studenti” (#6): bisogna perciò sostenere un approccio consapevole al digitale, in previsione di un long life learning sull’uso critico delle fonti di informazione.

“Non c’è dubbio che gli studenti siano armati di smartphone e lo usino spesso e volentieri per andare altrove, in un mondo diverso da quello a cui cerca di introdurli il docente. L’unica soluzione è proibirli, perché distraggono o perché è meglio che i ragazzi non li abbiano in mano? O si può cercare di insegnare loro a utilizzarli in maniera diversa? O addirittura provare a usare quegli stessi strumenti in chiave didattica, usando un linguaggio che è quello dei ragazzi stessi?”

Questo il link di una sperimentazione “Flipped Classroom and BYOD” per la vostra curiosità.