In merito al Decalogo per l’uso dei dispositivi mobili a scuola presentato dal Miur, che vi abbiamo già anticipato settimana scorsa, proviamo (oggi e nei prossimi giorni) a commentare i punti ad elenco con l’aiuto del ricchissimo inserto Nòva de Il Sole 24 Ore uscito lo scorso 21 gennaio 2018 e dedicato, appunto, all’apprendimento nella scuola digitale.
“Ogni novità comporta cambiamenti” (#1), che risultano necessari e utili soprattutto se migliorano l’apprendimento e il benessere della comunità scolastica. E, ancora, “i cambiamenti non vanno rifiutati, ma compresi e utilizzati per il raggiungimento dei propri scopi” (#2) anche in termini di regolamentazione: si legge, infatti, che “proibire l’uso dei dispositivi a scuola non è la soluzione”.
Pierangelo Soldavini, nel suo articolo Educazione al digitale responsabile cita Adriano Fabris, docente di Etica della comunicazione all’Università di Pisa, che ha partecipato al lavoro del gruppo del Miur: “Adottare un atteggiamento proibizionista non serve: i ragazzi vivono con questi strumenti […]. Si tratta di integrare [anziché sostituire, ndr] nella dimensione dell’apprendimento scolastico i dispositivi che i ragazzi usano quotidianamente e, soprattutto, di insegnare come usarli criticamente, dentro e fuori dalla scuola”. Più che di formazione di tipo tecnologico, Fabris parla di consapevolezza di tipo etico a proposito dell’uso di device mobile da parte degli insegnanti nelle classi. In coda al box, Daniela Lucangeli, docente di Scienze cognitive dello sviluppo all’Università di Padova, afferma la necessità di trasformare grazie al loro esempio per i ragazzi il digitale da “uno strumento di indipendenza e di egocentrismo intellettuale in fase adolescenziale in biblioteca del sapere umano, in strumento di scelta e di autodeterminazione con una consapevolezza che sia incentrata sul proprio bene”.
A proposito di nuovi media e apprendimenti significativi, ecco per voi un approfondimento online, allegato alla versione digitale del suddetto paginone de Il Sole 24 Ore, intitolato Videogiocare è una cosa seria.