La psicologia di internet

Esce in questi giorni la seconda edizione del libro “La psicologia di internet” della Wallace.

Due spunti tratti dall’intervista rilasciata per Repubblica e restituita da Anna Lisa Bonfranceschi.

Perche studiare la psicologia in internet?

Dice la Wallace: “Internet rappresenta un ambiente completamente nuovo per il comportamento e le interazioni umane, un ambiente che può far emergere la nostra parte migliore o la nostra parte peggiore. Abbiamo avuto migliaia di anni di evoluzione per prendere confidenza con le interazioni umane in contesti faccia a faccia, ma appena due decenni per il mondo online diffuso su larga scala, ed ora è il luogo dove si svolge molta dell’interazione umana, con strumenti del tutto diversi (…)”.

Che rapporto esiste tra i social media e il sè?

Rispetto al tema del sé, continua l’autrice: “i social media in particolare possono incoraggiare il narcisismo, con ogni persona che si muove in un ‘palcoscenico’ in cui è il personaggio centrale. Questa attenzione sul sé porta a un atteggiamento di auto-indulgenza, almeno, o al narcisismo in casi estremi (…). Al tempo stesso in rete è più facile assistere a fenomeni di polarizzazione di gruppo, perché l’identità di gruppo può essere molto forte e si possono formare echo chambers, luoghi virtuali in cui le persone interagiscono soprattutto con quelli che sono già d’accordo con loro, inveendo contro quelli che non lo sono”.

Qui il link all’articolo di Repubblica, da cui abbiamo tratto le citazioni.