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Le emoji e l’apprendimento del linguaggio nei bambini

Numerosi studi hanno da tempo dimostrato che l’esposizione dei bambini ad un qualsiasi contenuto mediale in lingua, se non viene accompagnata da un’interazione costante con adulti anche dal vivo, non avrà la stessa efficacia per il loro apprendimento.

Una recente ricerca ha però evidenziato come almeno le emoji possano comunque costituire di per sé un terreno fertile di lallazione nel mondo digitale, soprattutto in età prescolare quando è giusto al giorno d’oggi iniziare a sperimentare il potere della comunicazione di pensieri ed emozioni anche per immagini.

Lo spiega molto bene un articolo di Wired che potete leggere qui (in inglese), dove si mette a confronto l’utilizzo di messaggistica non verbale per esprimersi da parte dei più piccoli e dei più grandi.

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Nasce una nuova rubrica di Media Education

La scorsa settimana è stata inaugurata la nuova rubrica di Cremit intitolata fraME, dedicata alla Media Education.

Probabilmente la prospettiva più strategica non sta tanto nella ricerca di regole da far rispettare (agli altri…), ma nella capacità di praticare strategie di adattamento continuo, in senso evolutivo. Possibilmente non a senso unico, ma cercando di fare in modo che i saperi pedagogici e le prassi educative trasformino le posture tecnologiche e il senso del digitale. Ogni giorno, senza fare troppo rumore.

Questo un estratto del primo articolo scritto da Michele Marangi su Bambini e digitale. Servono nuovi paradigmi? 

Per conoscere e inquadrare più da vicino i singoli fotogrammi del flusso continuo delle esperienze mediali che i bambini oggi hanno con gli schermi digitali, basterà il tempo di una lettura che apra la mente a nuove prospettive.