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galbusera
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17th aprile, 2024
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News
Come vi abbiamo preannunciato in qualche news passata, venerdì scorso 25 maggio 2018 è diventato operativo il General Data Protection Regulation (GDPR) Ue 2016/679 che regola la gestione da parte sia degli utenti che degli enti dei dati personali in tema di privacy e tutela dei minori: da un lato conferma alcune pratiche già adottate e dall’altro stabilisce nuove e più severe sanzioni in caso di trasgressioni.
Vi proponiamo un articolo de Il Sole 24 Ore che risponderà a molti dei vostri dubbi sull’argomento in 10 punti: a chi si applica il Regolamento sulla protezione dei dati? Quali dati personali riguarda e come vengono distinti? Ho predisposto l’informativa e la raccolta del consenso? Sono in grado di garantire i diritti degli interessati? Ho designato le figure-chiave di responsabile e incaricati? Devo nominare il Dpo e con quali responsabilità? Sono tenuto a effettuare la valutazione d’impatto? Ho predisposto le adeguate misure di sicurezza? In caso di violazione dei dati, so come comportarmi? Inadempienze o mancanze: quali sono le sanzioni?
Le risposte a queste domande consentiranno anche a chi non fosse direttamente chiamato in causa di acquisire sempre maggiore awareness e arricchire di preziose informazioni il proprio status di cittadino digitale.
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carenzio
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17th aprile, 2024
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News
In attesa del 25 maggio 2018, data in cui sarà ufficiale in tutti gli Stati membri il GDPR (Regolamento UE 2016/679), qualche commento per capire di cosa si tratta.
L’Articolo 8.1 recita: “Condizioni applicabili al consenso dei minori in relazione ai servizi della società dell’informazione”, che fissa le regole generali per il consenso digitale: “il trattamento di dati personali del minore è lecito ove il minore abbia almeno 16 anni. Ove il minore abbia un’età inferiore ai 16 anni, tale trattamento è lecito soltanto se e nella misura in cui tale consenso è prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale”. Con una deroga: “Gli Stati membri possono stabilire per legge un’età inferiore a tali fini purché non inferiore ai 13 anni”.
Il problema non è mettere paletti, ma negare un accesso informato.
L’articolo senza dubbio non intende far uscire i ragazzi dai social, cosa peraltro poco sensata, quanto proteggere i dati personali che molti servizi richiedono senza approfondimenti, in sostanza un regolamento per il bene del bambino.
Sarebbe tuttavia educativo cogliere l’occasione del GDPR per discutere dell’accesso ai social in famiglia, per confrontarsi, a partire da Instagram, Facebook e soprattutto Whatsapp, che si dimostra essere una piattaforma di dialogo genitori-figli molto importante.
Qui un primo articolo per discutere del tema.