Italia

“Code Your Future” trasforma situazioni di svantaggio in una grande opportunità lavorativa

Come si può diventare programmatori informatici in soli sei mesi? Al via il programma di coding gratuito Code Your Future, rivolto ai rifugiati, ai richiedenti asilo e alle persone in difficoltà economica, ideato dall’omonima organizzazione no profit e lanciato in Italia grazie alla collaborazione di LVenture Group, holding di partecipazioni quotata sul MTA di Borsa Italiana che investe in startup digitali.

Le candidature sono aperte dal 7 marzo 2019. Code Your Future ha l’obiettivo di:

  • Far crescere quelle competenze digitali oggi richieste sul mercato del lavoro nelle persone che si trovano in una situazione di partenza di maggior svantaggio: rifugiati politici o richiedenti asilo e cittadini italiani disoccupati e in condizione di difficoltà economica, che necessitano di un’occasione per non sprecare il loro potenziale;
  • Far emergere nella diversità un insieme di nuovi talenti per le aziende che operano nel campo delle nuove tecnologie: diversi studi dimostrano come gli ambienti di lavoro con un maggior tasso di diversità, culturale e di genere, stimolino la creatività e siano più produttivi;
  • Affermarsi come modello di integrazione di successo nel nostro Paese.

Per voi, il Comunicato Stampa completo e il link al sito su cui iscriversi al corso gratuitamente: per candidarsi al programma, è necessario infatti completare il percorso di applicazione entro il 7 aprile. Le lezioni prenderanno il via il 4 maggio presso l’Hub di LVenture Group e LUISS EnLabs. Il programma è supportato da ONEMYFI, partner tecnico dell’iniziativa con la sua soluzione Wi-Fi portatile.

Let’s “Code Your Future”!

 

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In Italia genitori e figli videogiocano assieme

Per gli appassionati di videogiochi o della ricerca scientifica, ecco il mix perfetto:  AESVI – Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani, ha pubblicato il suo rapporto annuale sul settore dei videogiochi in Italia nel 2017. Eccone alcuni numeri: il 57% degli italiani tra i 16 e i 64 anni ha giocato almeno una volta a un videogioco negli ultimi 12 mesi, parliamo di circa 17 milioni di persone che nel 59% dei casi sono uomini; la principale fascia di età si concentra tra i 25 e i 34 anni, seguita da quella tra i 35 e i 44, mentre il divario tra uomini e donne aumenta con l’età. Il 45% degli intervistati dichiara di giocare tutte le settimane, ma c’è anche un 43% che non gioca mai.

Una percentuale significativa è quella dei genitori che giocano con i figli, sono il 67% e lo fanno per i motivi più disparati. Il più comune è che è un’attività divertente, oppure per passare del tempo con loro. Più di un terzo dei genitori afferma che sono i figli stessi a voler giocare con i propri genitori. Per certi versi un dato confortante e che piano piano erode convenzioni secondo cui i bambini si isolano attraverso i videogiochi o i genitori non siano persone consapevole. È chiaro che più si va avanti più i giocatori di vecchia data diventano padri e madri con maggiore conoscenza in materia rispetto alle generazioni precedenti.

A detta dello stesso Paolo Chisari, Presidente Aesvi, «il videogioco è l’intrattenimento per eccellenza del nostro tempo e perché è sempre più spesso utilizzato anche in famiglia come momento di condivisione tra genitori e figli». Qui di seguito, il link per leggere l’articolo (completo dei dati sui dispositivi e i videogiochi più in uso) e guardare le infografiche pubblicate su Wired.it. Players, are you ready?

 

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