E voi, parlate mai di dipendenza da web in famiglia?

Come accade nel mondo analogico, dove si insegnano ai figli a guardare ai pericoli con le attenzioni del caso, così si dovrebbe fare anche nel mondo digitale”.

Queste le parole di Daniele Grassucci, co-fondatore e direttore del portale per studenti Skuola.net, a commento dell’ultima ricerca fatta dall’Associazione Nazionale Di.Te che ha intervistato oltre 23.000 giovani (dagli 11 ai 23 anni) sul tema delle tecno-dipendenze: dai numeri emersi, gli under 30 risultano essere iperconnessi (tra le 7 e le 10 ore al giorno per il 17 % degli intervistati) , anche solo per una controllatina veloce allo smartphone (ogni 10 minuti circa per il 40% dei ragazzi) con una crescita esponenziale all’aumentare dell’età. Deficit di attenzione sempre più diffusi causano, a volte, problemi relazionali fra loro e gli altri, mentre nuove dinamiche di vita online ormai pervasiva nel quotidiano (non solo per i nostri figli) modificano radicalmente tutta la comunicazione interpersonale.

Questo l’articolo comparso su Medicina e Ricerca di Repubblica.it con altri dati interessanti su quello che i figli non dicono di quello che fanno in rete, anche purtroppo in merito a episodi di cyberbullismo. Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te, suggerisce però una strategia per affrontare il fenomeno:

Stabilire un momento in famiglia in cui tutti i telefoni e tutti gli strumenti digitali che possono avere una connessione rimangono spenti o silenziosi senza vibrazioni o distrazioni di sorta. In quel tempo si parla, si discute, ci si confronta.

dipendenza web