Sintesi del volume e dell’indagine: Generare relazioni di comunità nell’era del digitale. La sfida delle parrocchie italiane prima e dopo la pandemia

prof.ssa Lucia Boccacin, Direttore scientifico della ricerca

 

La pandemia ha modificato sostanzialmente le nostre vite, in termini di solitudine e isolamento sociale e ha   introdotto una maggior consapevolezza circa l’importanza delle relazioni sociali   e della loro incidenza sul benessere dei singoli soggetti, delle famiglie e delle comunità di riferimento. In particolare, nei giorni più difficili del periodo pandemico ci siamo resi conto di quanto   mancassero, al nostro vivere quotidiano, i luoghi che rendevano possibili e accessibili tali relazioni.

Uno di essi, prossimo alla vita quotidiana delle persone e delle famiglie, è costituito dalle parrocchie, realtà spesso praticata, frequentata, ma di cui si conosce poco a livello pubblico.

Per gettare luce su tale contesto e sul contributo che esso offre alla costruzione di comunità e di relazioni quotidiane nella società contemporanea è stata realizzata una ricerca quanti-qualitativa, nell’ambito di un progetto di ricerca triennale finanziato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Tale indagine pone al centro dell’attenzione le parrocchie italiane come ambiti nei quali le persone appartenenti a diverse generazioni, possono esperire relazioni significative sotto diversi profili: educativo, della socialità, del supporto reciproco.

I   risultati emersi da tale studio di tipo interdisciplinare – nel quale sono coinvolte l’area sociologica, pedagogica con particolare attenzione alle medialità, psicologica, e  organizzativa  – sono illustrati nel volume curato da Lucia Boccacin, dal titolo Generare relazioni di comunità nell’era del digitale: la sfida delle parrocchie italiane prima e dopo la pandemia, Editrice Morcelliana, Brescia 2022 e saranno presentati nel corso di un convegno che avrà luogo in Università Cattolica il 20 maggio 2022.

Al fuoco dell’indagine, avviata   nel gennaio del  2019, è stata   posta la realtà ecclesiale locale delle parrocchie italiane, con l’obiettivo di comprendere come in essa si generassero e si sviluppassero relazioni sociali interpersonali e associative, se e come tali relazioni contribuissero a costruire ambiti di comunità, quale fosse l’impatto delle tecnologie digitali in tali relazioni, nel supportare e rinforzare le relazioni medesime, da un lato e, dall’altro, nel costruire comunità anche attraverso  itinerari innovativi.

La ricerca complessivamente comprende due indagini quantitative, realizzate a distanza di 9 mesi una dall’altra la fine del 2019 e l’autunno del 2020. La prima ha interessato  420 parrocchie italiane, la seconda 144 comprese tra le precedenti, per cogliere i cambiamenti in atto dovuti alla pandemia. E’ stata, inoltre, effettuata  una indagine qualitativa, tra settembre 2020 e aprile 202, riguardante alcuni casi emblematici di interconnessione tra relazioni interpersonali e digitali  volti a generare pratiche di comunità.

Rimandando al volume per la rendicontazione  analitica dei  molti dati raccolti, in questa sede verrà offerto solo qualche spunto di riflessione relativo a tre profili di comunità che caratterizzano le parrocchie censite nell’indagine e che rappresentano l’esito sociale delle relazioni interpersonali e digitali attivate nell’ambito delle parrocchie.

Il gruppo di parrocchie denominato   comunità di attaccamento (che riguarda il 40,0% dell’universo), è caratterizzato  da una rappresentazione della comunità  di tipo pragmatico,   fondata sulla realizzazione di attività  educative come il catechismo, lo svago presso l’oratorio, l’offerta di attività di supporto quali ad esempio il doposcuola che interessa il 95,8% di questo gruppo.

Vivace è  la presenza  di gruppi e associazioni ecclesiali all’interno di questo raggruppamento di parrocchie che si esplicita nella realizzazione di eventi culturali (32,7%).

Sotto il profilo delle funzioni sociali svolte dalle parrocchie, questo gruppo si caratterizza quindi, per la risposta concreta ai bisogni delle persone mediante l’offerta di risorse pratiche (30, 2%) connessa ad una proposti di socialità (17,3%) che rafforza la fiducia che circola tra le persone (9,9%).

Inoltre, si rileva   una propensione a entrare in relazione con il territorio, attraverso conferenze, dibattiti e altre attività culturali (44,7%.) con una cadenza mediamente semestrale.

Per quanto riguarda l’utilizzo e il significato attribuito alla presenza delle tecnologie digitali in questo gruppo si evidenzia un  utilizzo limitato di tali tecnologie (35,2%) prevalentemente finalizzate  a svolgere una funzione di tipo  informativo (60,5%).

Questo gruppo,  assommando    il 40% delle parrocchie intervistate, innerva capillarmente il tessuto sociale del paese svolgendo funzioni sociali  di aggregazione e di inclusione sociale mediante l’interlocuzione dei bisogni esistenti nel contesto di riferimento. In tal modo costituisce un   presidio comunitario  nei territori attivando e potenziando relazioni di appartenenza che trovano espressione in un agire collettivo plurimo. La denominazione di comunità di attaccamento segnala  pertanto  la capacità di questo gruppo di offrire attraverso le attività svolte, sostanza strutturale alle relazioni sia  a livello micro sia a livello meso.

Il secondo gruppo di parrocchie, denominato comunità generative di capitale sociale, riguarda il 30,6% dell’universo di riferimento e comprende parrocchie impegnate in molteplici azioni solidaristiche come la raccolta di cibo o di indumenti da destinare a soggetti in difficoltà (88,3%) che coinvolgono molti partecipanti, anche attraverso le attività svolte da gruppi e associazioni cattoliche (57,8%).

Fitta è la rete di scambi con il territorio di riferimento che poggia sulla frequente realizzazione di offerta di attività culturali (52,0%). Le parrocchie che afferiscono a questo gruppo esperiscono relazioni di buona qualità  con gruppi, associazioni di volontariato interni ed esterni alla parrocchia stessa, enti pubblici ed enti privati  (rispettivamente M pari a 4,43, 4,25, 4,26 e 3,92). Inoltre, si evidenzia un andamento analogo per tutti gli item relativi alle pratiche che possono aiutare le famiglie a generare tra loro relazioni significative (M pari a 4,48), ad avanzare proposte educative condivise (3,76), ad assumere congiuntamente le decisioni relative alla vita comunitaria (4,08), a trovare soluzioni compartecipate ai problemi da fronteggiare (3,42).

Rispetto alla presenza delle tecnologie digitali ed al loro apporto per quanto riguarda le relazioni comunitarie,   questo gruppo ottiene   il valore più elevato rispetto all’indice di abilitazione proattiva al digitale  (pari a un punteggio medio di 3,4) e un valore pari a 3,1 rispetto all’indice di comunità promosso dalle tecnologie.

Questo gruppo di parrocchie è qualificato da relazioni sociali orientate alla reciprocità, alla collaboratività e alla strutturazione di reti sociali nell’ambito delle quali prende forma un valore sociale aggiunto, il capitale sociale secondario, risorsa cruciale per il benessere soggettivo e intersoggettivo.   

Il terzo raggruppamento identificato come comunità di luogo, raggruppa il 29,4% dell’universo e include    contesti parrocchiali concreti in cui hanno luogo forme stabili di socialità e che sono caratterizzate dall’offerta di una gamma articolata di attività ricreative,  culturali e sportive rivolte a giovani, adolescenti e ad anziani.

Le parrocchie appartenenti a questo gruppo hanno  un numero di parrocchiani compresi tra 500 e 999 (39,8%) e non fanno parte di una unità pastorale nella maggioranza dei casi (59,3%). Esse si configurano come entità che  attraverso l’agire intersoggettivo,  rafforzano forme di appartenenza situata nelle quali le relazioni sociali ricevono rinforzo dalla loro collocazione  all’interno di un ambito territorialmente definito costituito dallo spazio fisico della parrocchia.

Questo tipo  mostra l’indice più alto di comunità promosso dalla tecnologia (3,3). Si tratta di contesti parrocchiali decisamente  orientati all’utilizzo delle tecnologie digitali nelle relazioni ( 21,7%) e  si connotano per uno stile relazionale comunitario misto in cui i tratti tradizionali nelle relazioni interpersonali si intrecciano con elementi modernizzanti, conducendo a  una declinazione inedita della relazionalità.

Dalla ricerca emergono ulteriori spunti di riflessione. Qui se ne segnalano solo due:

  • Un primo punto riguarda la necessità di consolidare la conoscenza dei dispositivi digitali collocandoli nell’ambito di relazioni interpersonali e di comunità esistenti: la pandemia ha incoraggiato la sperimentazione della comunicazione digitale in ambito parrocchiale anche nei contesti in cui era poco o per nulla presente,   ma ciò non significa che tali dispositivi siano automaticamente entrati a far parte del mondo della vita quotidiana delle parrocchie stesse.
  • Un secondo punto riguarda l’importanza di introdurre il tema della riflessività al riguardo dell’esperienza che la pandemia ha costretto tutti a vivere: una riflessività inclusiva che facendo tesoro di quanto acquisito, riesca a metterlo in circolo generativamente per costruire nuove esperienze di comunità all’interno e all’esterno delle parrocchie. Tale riflessività potrebbe inoltre essere opportunamente indirizzata a individuare nuove figure come i tutor di comunità che promuovano il prendersi cura delle relazioni come di un bene irrinunciabile, secondo modalità inclusive e non individualistiche. Si apre qui un interessante spazio di potenziale coinvolgimento delle giovani generazioni: i nativi digitali infatti sono maggiormente propensi all’utilizzo dei media nei diversi ambiti intersoggettivi e sociali.

In sintesi, che cosa consente alle parrocchie di tenere il passo con i tempi e affrontare il cambiamento sociale senza essere fagocitate da esso?

In primis il fatto di operare attraverso un metodo intersoggettivo e comunitario: tale metodo, a volte esito di una consuetudine routinaria, a volte risultato di convinta innovazione, permette alle parrocchie di mantenere relazioni interpersonali e mediate, che si arricchiscono anche mediante il ricorso alle ICT e che contengono uno spessore di scambio e di reciprocità fondamentale per il benessere dei tessuti sociali e delle comunità.

Attraverso tali relazioni intrecciate di personalizzazione e tecnologia, le parrocchie generano resilienza (come nel periodo della pandemia), aggregazione sociale (da sempre tratto qualificante l’esperienza parrocchiale), inclusione sociale diretta o indiretta, mediante il sostegno alle iniziative presenti nel territorio che si pongono questo obiettivo. Generano inoltre educazione e in particolare educazione comunitaria, bene raro in questi nostri tempi caratterizzati da forte individualismo e frammentazione sociale, mettendo la tensione educativa al centro dell’attenzione delle relazioni interpersonali, sociali e istituzionali, avendone cura e promuovendo il patrimonio etico che mediante essa si trasmette e si tramanda tra le generazioni e che si sostanzia, sotto il profilo sociale, nell’interesse e nella cura del futuro della società.

Certo ancora tanto si potrebbe fare, ma quello cha la ricerca restituisce con certezza è che molto già c’è nelle parrocchie italiane. Questo molto già presente e attivo va scoperto, portato alla luce, come un torrente carsico che scorre nascosto ad una osservazione superficiale, ma risulta visibile scendendo in profondità. Forse è proprio questa la forza delle parrocchie italiane: continuare a essere presenti, a rilanciare relazioni interpersonali e digitali, a tessere reti, a generare contesti comunitari senza clamore, ma con un radicamento consolidato.