Social network

Sharenting: è se il rischio digitale fosse dei genitori?

Tra i rischi legati al digitale c’è anche una nuova usanza che forse da alcuni è ancora sottovalutata: sharenting, ossia esporre i figli sui social network.

Lo sharenting, nasce per l’appunto, da questo nuovo modo di comunicare. Dalla condivisione di foto e post attraverso i quali comunichiamo i nostri stati d’animo, le attività giornaliere o le informazioni che vogliamo condividere con gli amici in rete.

Lo share-parenting è divenuto così la nuova moda diffusa sia fra gli influencer che fra gli utenti medi e quando le informazioni condivise riguardano i nostri figli spesso ignari della loro esposizione mediatica o non ancora in grado di valutarla per la giovane età, i rischi ai quali i genitori più o meno consapevoli espongono la loro prole sono:

  • perdita della privacy
  • frodi
  • adescamento di minore
  • uso inappropriato di contenuti personali

Qui il link ad un articolo che tratta approfonditamente l’argomento. Una lettura da condividere, consapevolmente!

Social Network: portabili, sociali e autoriali

Come vivere il social da buoni cittadini digitali? Cominciamo col chiederci cosa produciamo online e se siamo veramente responsabili di quello che stiamo per fare nel web.

Eleonora Mazzotti, collaboratrice del Cremit, ne parla approfonditamente in un articolo scritto per la rubrica FraME dedicata alla Media Education e indica una fonte curiosa per scoprire in real time cosa accade nel mondo di Internet in ogni momento.

Un breve “gioco” che ci permette di avere uno sguardo su come oggi il Social non sia semplicemente un mezzo per i “più giovani” o “per chi ha tempo da perdere”, ma è trasversale alle età, definisce e permette un incontro, uno scambio, anche economico, un ponte di relazioni.
Proviamo a tracciare qualche idea sul tema aiutandoci con tre parole: portabilitàsocialità autorialità che ci permettono di inscrivere in una cornice educativa una tematica fondamentale.

Per approfondimenti, leggete il contributo completo, Social Network: portabilità, socialità e autorialità, al seguente link.

Foto di minori online e tutela dei figli

Al giorno d’oggi è diventata una consuetudine postare sui social network foto di minori, sia dei propri figli che di quelli degli altri, senza troppe preoccupazioni e finché queste foto non violano i termini di servizio degli ambienti digitali c’è ben poco che si possa fare per intervenire una volta pubblicate. Ad un’analisi più attenta delle possibilità, la prima forma di prevenzione è di comunicare agli altri le proprie politiche familiari circa la condivisione delle proprie immagini.

Questo l’articolo comparso sul sito di Common Sense Media che tratta un argomento tanto delicato e attuale, suggerendo soluzioni valide sia in prevenzione che come eventuale rimedio. Ad esempio:

  • chiedere alla persona che ha postato la foto, di eliminarla o oscurarla
  • chiedere di non essere taggati, per ridurre la possibilità di riconoscimento
  • verificare i setting sul grado di condivisione della foto (privata, amici, pubblica)

Da ultimo, esiste sempre la possibilità di giustificare le proprie remore sulla condivisione di una foto dei propri figli o altrui riguardo all’utilizzo che ne potrebbero fare terzi. “Say, I’m not ready for this yet“.

Social media: vincono sulla tv

In questo articolo si discutono alcuni dati interessanti: uno studio su cui riflettere anche in termini di educazione all’uso critico e alla produzione responsabile di contenuti.

Stando sui social, la prospettiva di viewer in senso puro è superata, verso una identità di producer più sostenuta, insieme a quella di soggetti capaci di interpretare il senso di ciò che incontrano sugli schermi.
Il Rapporto Censis-UCSI evidenziava la funzione della Rete come piattaforma di contenuti, prima divisi su canali propri (la TV sulla TV, la radio sulla radio) e ora parte di un flusso.
Convergenza, ma anche transmedialità.

Il nuovo regolamento per la protezione dei dati dai 13 ai 16 anni: qualche prima indicazione

In attesa del 25 maggio 2018, data in cui sarà ufficiale in tutti gli Stati membri il  GDPR (Regolamento UE 2016/679), qualche commento per capire di cosa si tratta.

L’Articolo 8.1 recita: “Condizioni applicabili al consenso dei minori in relazione ai servizi della società dell’informazione”, che fissa le regole generali per il consenso digitale: “il trattamento di dati personali del minore è lecito ove il minore abbia almeno 16 anni. Ove il minore abbia un’età inferiore ai 16 anni, tale trattamento è lecito soltanto se e nella misura in cui tale consenso è prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale”.  Con una deroga: “Gli Stati membri possono stabilire per legge un’età inferiore a tali fini purché non inferiore ai 13 anni”.

Il problema non è mettere paletti, ma negare un accesso informato.

L’articolo senza dubbio non intende far uscire i ragazzi dai social, cosa peraltro poco sensata, quanto proteggere i dati personali che molti servizi richiedono senza approfondimenti, in sostanza un regolamento per il bene del bambino.

Sarebbe tuttavia educativo cogliere l’occasione del GDPR per discutere dell’accesso ai social in famiglia, per confrontarsi, a partire da Instagram, Facebook e soprattutto Whatsapp, che si dimostra essere una  piattaforma di dialogo genitori-figli molto importante.

Qui un primo articolo per discutere del tema.

“Manuale di disobbedienza digitale”, un libro per difendersi dagli algoritmi

Per restare in tema di condizionamenti da Social Network, esistono alcune strategie utili a raggirare il sistema degli algoritmi e ce le suggerisce Nicola Zamperini, giornalista e consulente di grandi aziende (ha anche un blog sull’Huffington Post), con il suo libro appena edito da Castelvecchi Manuale di disobbedienza digitale.

Basterebbe applicare un’altra legge scritta dal grande creatore della fantascienza [Isaac Asimov, ndr] per smontare l’assetto dittatoriale della rete com’è oggi: “Un robot deve ubbidire agli ordini degli esseri umani”.

L’autore propone infatti un “ennalogo” di azioni pensate per attuare una sorta di disobbedienza e provare a fuggire dal rischio predittivo delle nostre azioni nel web, divenuto per certi versi una gabbia digitale in cui abbiamo rinchiuso la libera espressione di alcune dimensioni centrali della nostra esistenza: dall’amicizia alla memoria, dalla nascita alla morte. Uscirne, senza sloggarsi, è ancora possibile!

 

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Facebook perde terreno

Sappiamo da un po’ di tempo che Facebook è diventato un luogo “stretto” per molti adolescenti.

Forse perché gli adulti lo hanno popolato.

Se ne parla in un pezzo di Wired: “nel 2017, l’utenza tra i 12 e i 17 anni è infatti scesa del 9,9%. Nel complesso, il social network fondato da Mark Zuckerberg sembra perdere terreno tra i giovani al di sotto dei 25 anni, facendo segnare un saldo negativo di 2,8 milioni. La tendenza, secondo alcune ricerche, è confermata anche in Italia”.

Instagram, Misical.ly, Snow e This crush sono solo alcuni dei social network che stanno impensierendo il colosso americano e che, a quanto pare, stanno interessando i più giovani.

Qui il link all’articolo di Wired Italia.