“Fully Connected”, un libro per lanciare una sfida: serve una dieta dell’informazione

Luigi Ippolito, il corrispondente a Londra dell’inserto La Lettura del Corriere della sera di domenica 1 aprile 2018, ha dedicato il suo ultimo articolo a Julia Hobsbawm, figlia dello storico del Secolo Breve  e massima esperta in networking tanto da aver fondato Editorial Intelligence (una rete europea di contatti  fra persone ed esperienze anche professionali) ed essersi guadagnata una cattedra alla Cass Business School della City University di Londra.

Fully Connected. Surviving and Thriving in an Age of Overload, pubblicato un anno fa, è il libro di Julia Hobsbawm che analizza un problema culturale che mina il benessere sociale: al giorno d’oggi siamo in molti ad essere «pienamente connessi» e a soffrire di «sei gradi di sovraccarico» che ricordano di nome alcuni disturbi alimentari, come l’info-obesità (l’informazione ci bombarda in continuazione), la fame di tempo (non riusciamo più a gestire la nostra agenda), l’allargamento tecnologico (il nostro io si dilata grazie ai device), l’intrico di network (fatichiamo a seguire tutte le connessioni), il gonfiore organizzativo (le aziende inciampano sulle proprie procedure) e infine l’ingorgo della vita (l’effetto inevitabile di tutto ciò). J. Hobsbawm, vestendo quasi i panni di una dietologa del nostro secolo, osserva:

Così come la salute personale, fisica e mentale si basa su dieta, esercizio e sonno, per la salute sociale si tratta di essere connessi in una maniera produttiva e funzionale.

Qui per voi, una recensione (in inglese) del libro e un approfondimento del nostro stesso portale sul concetto di dieta mediale. Leggeteli e scoprite se godete di un buon stato di “salute sociale”, partendo dal presupposto che, su scala umana, 150 persone è il massimo di relazioni possibili in una vita…

 

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