L’unica vera “antidisciplinarità” che potrebbe salvare la scuola del futuro

Il filosofo del secolo scorso Karl Popper considerava la vita un problem solving continuo e, al posto delle discipline di studio, preferiva parlare di problemi da risolvere: questo atteggiamento anticonformista prevede necessariamente un apprendimento per collaborazione, lo stesso che ai giorni nostri suggerisce la robotica (moderna, inclusiva, professionalizzante, sfidante ed educativa per competenze).

La robotica è antidisciplinare. E se entra nelle scuole riesce a cambiarle, un passo alla volta, da dentro: i docenti si confrontano di più tra loro, comunicano e condividono, studenti di indirizzi diversi lavorano insieme, i tempi delle lezioni si dilatano, gli studenti tornano in laboratorio anche fuori-orario, scuole distanti collaborano a progetti comuni… La robotica ha un potere straordinario, può davvero cambiare la scuola. E non solo.

Ecco il link all’articolo di Mirta Michilli, direttore generale della Fondazione Mondo Digitale, comparso su Agenda Digitale, dove si leggono alcuni casi esemplari di scuole già esistenti in Italia e si conclude: «Con la robotica aiutiamo i giovani a essere più “indisciplinati”, cioè più preparati, consapevoli e appassionati».