“Tecnologie radicali”. Un libro sul futuro, oggi

Adam Greenfield, docente alla London School of Economics, è autore del nuovo libro Tecnologie radicali, edito da Einaudi, a cui Benedetto Vecchi ha dedicato un articolo (Una vita colonizzata oltre lo schermo) nella sezione culture – tempi presenti de il manifesto del 31 dicembre 2017.

Vecchi lo definisce il sociologo che “da anni sta costruendo un arazzo sulle trasformazioni sociali e urbane delle grandi metropoli nel Nord del mondo” e chiarisce cosa si intenda per tecnologie radicali: smartphone, realtà aumentata, blockchain, intelligenza artificiale, Internet delle cose, stampanti 3d, tutte contribuiscono alla riorganizzazione delle forme di vita, in un processo in costituzione di un capitalismo post-umano, dove le imprese accanto alle istituzioni accumulano i nostri dati. E ancora, in merito al controllo dei social, “Greenfield è un osservatore critico delle smart cities, considerate una cortina fumogena usata per opacizzare i processi di gentrification delle grandi metropoli. […] Sono le stacks, le cataste, cioè le imprese globali -Google, Facebook, Apple, Amazon, solo per citarne alcune- che si appropriano, attraverso gli algoritmi, della ricchezza sociale e delle informazioni personali, puntando a colonizzare la vita dentro e fuori lo schermo”.

Se è vero, infine, che le macchine più intelligenti stanno ormai da decenni rimpiazzando il capitale umano grazie ad una automazione del lavoro manuale e cognitivo, l’unica cosa che ci resta da fare per predire, o meglio inventare (come suggeriva Alan Kay), il nostro futuro è riappropriarci della loro capacità di auto-apprendere (che è sempre stata umana, in primis): l’importante è abbandonare un approccio neutrale e semplicistico nei confronti della tecnologia in toto, evitando gli eccessi da entusiasti o allarmisti, a favore di uno sguardo disincantato sulla realtà attuale.